Terminerà il 18 dicembre la manifestazione che da vent'anni attira migliaia di visitatori e turisti da ogni parte dell'Isola (e non solo) e coinvolge ben 28 paesi del centro Sardegna. Cultura, tradizione, arte, folklore ed enograstronomia, uniti in un connubio che ad ogni edizione riscuote sempre più successo.
“Basteranno 5 sensi per scoprire il Cuore della Sardegna?” è il claim scelto quest'anno, per indicare quella che risulta essere una vera e propria esperienza sensoriale: data dai profumi del cibo e delle piante, dai paesaggi naturali e archeologici, dalle musiche e dai balli tradizionali e dai gusti dei prodotti tipici.
Autunno in Barbagia si conferma dunque una delle manifestazioni più importanti e attese dell'Isola, in grado di portare i turisti a visitare fuori stagione la parte meno conosciuta della Sardegna, e che forse meglio di ogni altra rappresenta la sua identità più profonda.
Ogni fine settimana, a turno, i paesi barbaricini aprono al pubblico le corti e i centri storici, mostrando ai visitatori ciò che più li caratterizza attraverso degustazioni, mostre, esibizioni, musica e spettacoli.
A chiudere il mese di ottobre, dal 29 al 31, sarà il paese di Aritzo, mentre il 1° novembre toccherà al piccolo centro di Desulo. Tutte le informazioni e il programma completo sono consultabili sul sito ufficiale della rassegna www.cuoredellasardegna.it.
Aritzo, il paese delle nocciole
Disteso su una vallata ai piedi delle montagne del Gennargentu, il paese di Aritzo è attorniato da paesaggi di incantevole bellezza ricchi di fresche sorgenti. L’area abbonda di boschi di noccioli e di castagni dal cui legno si producono i rinomati manufatti dell’artigianato locale che rappresenta ancora oggi un’importante attività economica. Tra le attività produttive che segnarono la storia del paese vi è quella del commercio della neve raccolta dai niargios e conservata nelle domos de su nie, le “case della neve”. Molti di questi pozzi erano ancora utilizzati fino alla prima metà del Novecento per la produzione del tipico dolce di Aritzo: sa Carapigna, un delicato sorbetto al limone confezionato lavorando limone, zucchero e acqua nelle apposite sorbettiere refrigerate con la neve raccolta dalle domos de su nie. Ancora oggi questo prodotto della gastronomia locale è presente nelle sagre e nelle feste più importanti dell’Isola. ll grazioso centro storico conserva le tipiche case in scisto e fango con i lunghi balconi in legno, opera di abili artigiani locali che hanno fatto dell’intaglio una vera e propria arte. Tra le antiche abitazioni vi è l’edificio settecentesco delle vecchie carceri spagnole ed è caratterizzato da un sottopassaggio a sesto acuto chiamato sa bovida, “la volta”, da cui deriva il nome delle prigioni. All’interno vi sono le antiche celle ora utilizzate come spazi espositivi per l’allestimento di “Bruxas”, una mostra dedicata alla magia e alla stregoneria, che comprende una sezione relativa all’Inquisizione in Sardegna tra XV e XVII secolo.
Desulo, tra poesia e ricami
Tra le più alte cime dell’Isola si scoprono paesaggi incantati dove armoniose e lussureggianti valli si incontrano con aspri e solitari rilievi, regno dei pastori e delle loro leggende. Si narra che la bellissima giovane Maria de Idussà, non volendosi sposare, scomparve tra le montagne dove ancora i pastori la sentono cantare con voce dolcissima mentre tesse sul suo telaio d’oro. Boschi di castagni e noccioli circondano Desulo creando scenografiche distese di colori che si trasformano ad ogni stagione: dai toni chiari e delicati della fioritura al giallo, arancio e rosso delle foglie secche. Uno straordinario spettacolo è dato dalla fioritura di specie endemiche come la delicata rosa di montagna (peonia mascula), la genziana maggiore, la digitale purpurea e le numerose orchidee. Paese natale dell’illustre poeta Montanaru (Antioco Casula, 1878-1957) che così lo descrive in un suo componimento del 1904: “Fiera e ruzza, in mesu a sos castanzos / Seculares, ses posta, o bidda mia, / Attacada a sos usos d’una ia, / Generosa, ospitale a sos istranzos” (Fiero e rude, in mezzo ai castagni secolari, stai o mio paese, affezionato alle usanze di una volta, generoso, ospitale con gli estranei). Desulo custodisce molte delle sue tradizioni, che lo rendono unico e molto amato da chi lo vive e da chi è accolto nella sua comunità, come i bellissimi abiti tradizionali in orbace rosso, finemente ricamati, indossati nelle occasioni e nelle feste principali. La grande importanza della cultura pastorale è testimoniata dai numerosi rifugi tra le montagne, le caratteristiche pinnettas che ricordano le antiche architetture nuragiche.